Non è la conoscenza o l’ignoranza in sé che rende libero o schiavo l’individuo, ma la sua voglia di consapevolezza.
Il primo problema da risolvere è quello di dover scegliere tra Fede e Ragione, evitando di cadere nella trappola intellettuale architettata dai Regnanti della Chiesa, il cui interesse è di affermare, con volgare autorità, il primato della fede sulla ragione, al fine di accrescere il loro dominio economico, il loro potere di controllo, esercitato attraverso l’intolleranza verso chi non la pensa secondo i loro discutibili principi.
Il primato della fede sulla ragione è possibile solo in assenza di ragione, cioè nei casi di irrazionalismo. Ciò non significa rinuncia a credere in Dio, ma rinuncia alla strumentalizzazione attuata dai Regnanti della Chiesa, che hanno trasformato il concetto naturale di fede, in forzata devozione per le divinità. Il bisogno dei Regnati (Re, Imperatori, Politici, Autorità Religiose) è sempre stato quello di creare una società che si ispiri ad una necessità di sottomissione, disponibile ad accettare una soggezione servile, una libera e condivisa scelta di schiavitù e sottomissione. Quel traguardo è stato raggiunto anche fornendo una motivazione formalmente religiosa, in quanto solo in questo modo si poteva legittimare nel tempo, l’esercizio di una consensuale sottomissione. Infatti, la pratica della religione, implica per accettazione incondizionata ed inconscia, sentimenti di impotenza, angoscia e dipendenza, che creano problemi alla realizzazione dell’Io.
Le religioni, come le superstizioni, sono nate in modo inconsapevole dall’ignoranza e dall’ingenuità, al fine di fornire spiegazioni fantastiche e mitologiche, sugli eventi irrazionali, ma hanno tradito il loro effetto benefico quando una Casta ha compreso che poteva usare il Sentimento Religioso, per imporre il proprio dominio, mediante la pretesa di regolare e controllare lo svolgersi della vita quotidiana altrui, al fine di acquisire privilegi. La religione ha avuto la forza di dominare le menti, solo perché, il concetto di fede è più facile da accettare, rispetto alle riflessioni che richiedono l’uso della ragione. Quindi la fede non è migliore della ragione, ma è solo un concetto molto più semplice. Forse non è casuale che ancora oggi oltre il 50% della popolazione mondiale ha un’intelligenza al disotto della norma, la sfiga è che neppure l’intelligenza riesce a controllare i sentimenti, perché è difficile lottare contro l’inconscio.
Essere ignoranti non vuol dire essere privi delle capacità e delle possibilità di conoscere la realtà, ma occorre avere la volontà a sapersi liberare dai pregiudizi e dai condizionamenti che, la comunicazione malvagia, perpetra quotidianamente sul nostro inconscio. Un’evoluzione degli individui sarà possibile solo quando si riuscirà a raggiungere un tipo di esperienza, in cui l’ignoranza non è più avvertita come angoscia, ma come consapevolezza individuale in grado di integrarsi con quella collettiva, in modo da costruire una esperienza socialmente più significativa, caratterizzata da un sentimento religioso e da una politica più vicina ai bisogni umani, in grado di armonizzare l’esistenza.
In altri termini, con lo sviluppo della facoltà di astrazione e quindi dell’intelletto, l’uomo per giustificare il suo stato di soggezione nei confronti della natura, inizia ad inventarsi motivazioni irreali, dando vita così al Sentimento Religioso, cioè un fantasioso riflesso della debolezza della mente umana nei confronti dell’ignoto maggiormente temuto, al fine di divinizzarlo e volgerlo a suo favore. All’inizio, a causa della sua spontaneità, non veniva avvertito come oppressivo. Con il trascorrere del tempo, alcuni furboni, compresero che potevano sfruttare questa debolezza umana per acquisire privilegi. Questa malefica intuizione diede origine ad un processo di trasformazione da Religione Naturale, in Religione Rivelata. La Religione Naturale, privata delle rappresentazioni fantastiche, perse la sua primitiva ingenuità e si trasformò in superstizione, mentre la Religione Rivelata liberò l’uomo dall’ingenuità di credere nella sua debolezza nei confronti della natura e gli fece credere che, questa debolezza, fosse voluta da Dio.
Antonio Sammartino