Più recentemente però la ripetitività di schemi e situazioni pare aver progressivamente affievolito l’interesse e la curiosità che il pubblico aveva nei confronti delle sue opere successive: L’uomo che guarda (1994, liberamente tratto da un romanzo di Alberto Moravia), forse il suo film più crudo. Nonostante la presunta raffinatezza della matrice letteraria d’origine. L’opera è, a suo modo, uno scollacciato paradigma di vizi, tentazioni e pruderie del maschio italiano eterosessuale non ancora maturo.
L’autobiografica commedia erotica Fermo posta Tinto Brass (1995), in cui era anche attore, incarna perfettamente il modello della coppia “stanca della routine”, dei falsi pudori nascosti dalla ipocrisia del sesso indotto, classico, con regole precise e sancite dalla paura della religione. Supportato da una procace segretaria (Cinzia Roccaforte), Tinto Brass, seduto a una scrivania, riceve le missive di diverse ammiratrici, che gli confidano le loro torbide fantasie erotiche.
Nelle ultime due pagine troverete i singoli episodi in Alta Qualità Video
Monella (1998) racconta la ilare e giocosa storia di Lola, un’adolescente tanto maramalda, quanto innocente e solare. Ambientato fra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 in quel cantone della Padania noto anche come “triangolo della gnocca”, il film descrive le schermaglie amorose tra Lola e il fidanzato Masetto, nelle quali si rispecchiano i contrasti e le contraddizioni che il trapassato della civiltà contadina alle mitologie del “boom” incipiente, produce nei costumi e nei comportamenti dell’epoca.
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