Ma non si addormenta sugli allori: gira Dogville un film del 2003 diretto da Lars von Trier presentato in concorso al 56º Festival di Cannes.
Sfuggita all’inseguimento di due killer, la bella Grace arriva nella sperduta cittadina di Dogville. Grazie all’aiuto di Tom, portavoce della comunità, Grace riesce ad ottenere protezione a patto che sia disposta a lavorare per la comunità. Ma quando si viene a sapere che la donna è una grossa ricercata, gli abitanti di Dogville avanzano nei confronti di Grace sempre maggiori pretese. Ma Grace nasconde un segreto che farà pentire tutta Dogville di aver mostrato i denti contro di lei.
Siamo invece di fronte a una storia narrata per capitoli in cui si concretizza il bisogno di una morale che non rinvii la punizione e che, soprattutto, non risolva tutto con un perdono generalizzato. Le colpe vanno punite.
La città di Dogville in realtà non esiste, nemmeno nel film. È una città disegnata sul palco di un teatro, come fosse una mappa, vista dall’alto, con i contorni delle case disegnati col gesso. Il nome della cittadina rimanda alle “qualità” dei suoi ipocriti abitanti.
Nel luglio 2011, in seguito agli attentati di Oslo e Utoya, il regista danese Lars von Trier si è detto “disgustato” dall’idea che Dogville sia tra uno dei film preferiti dal responsabile del massacro, l’estremista di destra norvegese Anders Breivik
Nicole Kidman affermò d’essere uscita dalle riprese “molto turbata”, dichiarando che non avrebbe più girato con Von Trier
e subito dopo La macchia umana dal romanzo di Philip Roth. Il film riflette sui temi dell’intolleranza, sul problema dell’identità e sull’indipendenza, la brutalità della società contemporanea, sul pregiudizio. Un preciso e duro attacco alla “correttezza” politica e all’ipocrisia americana.
Un cast eccezionale con ottime interpretazioni. Tratto dal best-seller ed omonimo romanzo di Philip Roth, il film narra una grande vicenda umana. Quella di un professore anticonformista, che si vede liquidato dalla commissione dell’università dove lavora dopo aver apostrofato, un paio di studenti eternamente assenti, come due Zulù. Il professore non ha mai veduto questi e non può quindi sapere, che uno di essi è di colore. Le conseguenze sono disastrose; viene accusato di discriminazione razziale, e in un ‘processo’ sommario indetto dalla commissione scolastica, proprio lui, nelle cui vene scorre sangue di colore, viene espulso. In seguito alla vicenda sua moglie viene colta da un malore, e muore. Inizia così un calvario che porterà Douglas Sirk (uno strepitoso Anthony Hopkins), prima all’incontro con lo scrittore in crisi creativa (Gary Sinise), con cui instaurerà un rapporto di profonda amicizia, poi al fatale ma travolgente legame, con una giovane, bellissima Nicole Kidman. Riaprirà per lei ‘porte’ lasciate troppo a lungo chiuse, intraprendendo così un cammino, seppur tardivo, alla riscoperta di se stesso. La ragazza, ha alle spalle un matrimonio fallito con un reduce del Vietnam (Ed Harris), squilibrato e deciso ad ucciderla. Hanno avuto due figli, morti entrambi in tenera età nell’incendio della casa. Ha subito sevizie dal patrigno ancora ragazzina, quando a 14 anni se ne andò da casa. Insomma una ‘giovane’ ragazza, ma che già ha esperito sulla propria pelle, e psiche, tutto il peggio della vita. La sua è una personalità estremamente introversa, ‘difficile’ da comprendere, ed è in questo che Sirk compie una sorta di miracolo, i due divengono complementari. Il passato di entrambi torna lentamente a galla, ma le conseguenze saranno spietate quanto inevitabili. Ambedue muoiono nell’incidente provocato da Harris, lanciatosi di proposito contro la loro macchina con il fuoristrada, Sirk per evitare l’impatto finisce fuori strada, in un laghetto ghiacciato, è la fine per entrambi. Tragica, ma preceduta da un lasso di tempo che restituisce loro una identità e felicità mai sperimentate prima. Nel bellissimo, quanto tragico finale, lo scrittore amico di Sirk ormai ‘ritrovatosi’ ed intenzionato a fare della storia un romanzo, mentre stà guidando vede sul ciglio della strada, parcheggiata, la jeep dell’omicida ancora in libertà, poichè non vi è nessuna prova per accusarlo dell’accaduto. Sinise scende dalla macchina, ed in lontananza intravede sul lago ghiacciato Harris intento a pescare. Gli si avvicina con grande coraggio: “come va la pesca?”. Il breve dialogo tra i due è il degno finale per un film intensissimo.
Vince una causa contro un tabloid che le aveva attribuito una relazione con Jude Law (col quale ha girato Ritorno a Cold Mountain), e smentisce (molto debolmente) un flirt con la rockstar Lenny Kravitz.Ritorno a Cold Mountain è un bellissimo film basato sull’omonimo romanzo di Charles Frazier. La sceneggiatura e la regia sono di Anthony Minghella.
Romanzo d’altri tempi,che fonde romanticismo e avventura, tra due ragazzi che a malapena si conoscono ma che tra loro nasce una relazione di sguardi e poche parole che basta a farli innamorare perdutamente, al punto che lui decide di disertare la guerra pur di tornare presto da lei. La Lei è impersonata dalla bellissimna Nicol Kidman(all’epoca non ancora rifatta), figlia di un pastore, molto istruita che suona il pianoforte e parla in francese. Cast stellare per un film quasi corale, girato gran parte nelle praterie rumene
🙂 continua (clikka sotto sull’ottava pagina)
Immagini collegate:
Sex CamPages: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15