Nancy Jane Meyers, nata l’8 dicembre del 1949 a Philadelphia in Pennsylvania, è uno dei più famosi personaggi della cinematografia mondiale, regista, produttrice cinematografica e sceneggiatrice statunitense, vanta numerose produzioni di successo. La Meyers frequentò le lezioni della D.C.’s American University a Washington prima di trasferirsi a Los Angeles nel 1972. Iniziò a lavorare come story editor presso la Rastar Productions e contemporaneamente seguì alcune lezioni della UCLA che le permisero di entrare in contatto con l’ambiente dello show-business. Dapprima come assistente alla regia e poi come production manager, la Meyers ebbe modo di farsi notare per le acute capacità organizzative e per la sua innata capacità di osservare i comportamenti umani: oltre che come produttrice ebbe così anche la possibilità di mettersi alla prova come scrittrice e sceneggiatrice.
Nel corso della sua carriera ha collaborato sempre con suo marito Charles Shyer. I due iniziarono a lavorare insieme dal 1976: il loro primo successo sul grande schermo come sceneggiatori fu nel 1977 col road-movie Il bandito e la ‘madama, interpretato da uno scatenato Burt Reynolds. I due collezioneranno poi una serie di plot e di sceneggiature di successo che si trasformeranno in molte puntate di alcune serie televisive di grande successo nei primi anni Ottanta negli Stati Uniti. Il vero successo di pubblico lo ottengono con la commedia del 1980 Soldato Giulia agli ordini, storia di una ricca vedova che decide di arruolarsi nell’esercito interpretata da una frizzante Goldie Hawn: per questa sceneggiatura i due ebbero una Nomination all’Oscar.
Genitori in trappola | Tutto può succedere |
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Nel 1980 fondarono la Meyers-Shyer-Miller Production Company, casa di produzione che non ebbe molta fortuna. Nel 1984 ritroveranno nuovamente Goldie Hawn nella commedia Protocol. Col suo tocco caldo e attuale, gli scritti della Meyers introdussero un nuovo modo di considerare le relazioni di coppia e il ruolo della donna a Hollywood. Soprattutto, la Meyers riuscì restituire dignità alle attrici scrivendo per loro dei ruoli tradizionalmente pensati e interpretati sempre da uomini: sette anni dopo la Goldie Hawn soldato arriva infatti la Diane Keaton yuppie costretta a crescere da sola una bambina di due anni in Baby Boom del 1987 diretto dal compagno della Meyers Charles Shyer. La pellicola ebbe un successo straordinario al punto che la penna della Meyers e la macchina da presa del marito dirigeranno nuovamente la Keaton (in coppia con Steve Martin) ne Il padre della sposa del 1991 e nel suo seguito del 1995. L’anno precedente avevano invece diretto Nick Nolte e Julia Roberts in Inviati molto speciali. Proprio nel 1995 Nancy Meyers e Charles Shyer si sposano e fondano la loro casa di produzione, la Meyers/Shyer Company. La Meyers debutta così alla regia nel 1998 con la commedia Genitori in trappola con Natasha Richardson e Dennis Quaid e ottiene un successo clamoroso nel 2000 con What women want – Quello che le donne vogliono, divertente commedia in cui Mel Gibson legge nel pensiero delle donne, un espediente semplice che permette alla Meyers di azzeccare un paio di annotazioni efficaci sul ruolo della donna nei rapporti di coppia. La carriera da regista della Meyers ricalca quella da produttrice-sceneggiatrice: le sue opere risultano piacevoli e attuali, molto apprezzate dal pubblico ma non riescono mai a raggiungere quell’aura di qualità che le permetta di essere riconosciute anche dalla critica.
L’unica regia della Meyers che anche i critici salutano come una ventata d’aria fresca nel panorama della commedia a stelle e strisce è Tutto può succedere del 2003, con Diane Keaton che viene affiancata da Jack Nicholson e Keanu Reeves. La storia è quella del dottor Julian Mercer, costretto a occuparsi di un paziente colpito da un infarto proprio a casa di Erica, madre della sua giovane fidanzata. Fra i due si intrometterà Harry Sanborn, installatosi nella casa della coetanea suocera. Il problema è che anche il giovane dottore prova una forte attrazione per la signora Erica Barry, ben più anziana di lui. E in questa ronda di equivoci e di colpi di scena la Meyers riesce a trovare finalmente un magico equilibrio tra ironia e amarezza riuscendo anche a valorizzare al massimo l’espressività di tre attori decisamente in vena.
E’ complicato What women want – Quello che le donne vogliono
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Nel 2006 scrive e dirige un’altra commedia, L’amore non va in vacanza. Il cast è nuovamente stellare: Kate Winslet, Jude Law e Cameron Diaz permettono al film di raggiungere un ottimo successo di pubblico e di critica in una storia di due donne, entrambe con problemi sentimentali, che non si sono mai incontrate e che vivono a 6000 miglia di distanza l’una dall’altra e che a un certo punto entrano per caso in contatto tramite un sito web in cui ci si può scambiare la casa. Nel 2010 dirige la pellicola È complicato con Meryl Streep, Alec Baldwin e Steve Martin.
La Meyers fornisce l’ennesima prova del suo talento nel tratteggiare figure femminili a tutto tondo, mai banali e soprattutto mai schiacciate dai rispettivi uomini. Nel panorama hollywoodiano Nancy Meyers sta faticosamente riuscendo a ritagliarsi un ruolo importante come cineasta in un ambiente in cui spesso il maschilismo rasenta la misoginia.
Lo scorso anno è la volta del film Lo stagista inaspettato. Dopo aver scoperchiato il mistero della mente delle donne in What Women Want e aver regalato al mondo una delle romcom definitive degli anni Zero con L’amore non va in vacanza, Nancy Meyers è diventata una griffe, un marchio multimilionario di expertise sul feelgood movie. Il segreto dell’intrattenimento non volgare ma piccante e la dote di saper gestire i mostri sacri del cinema, preferibilmente anziani, trova un unico possibile sbocco naturale: l’incontro tra Anne Hathaway e Robert De Niro. La prima, donna di spettacolo a 360 gradi, dal talento straordinario e attrice di duttilità rara; il secondo un mito di celluloide, senza bisogno di presentazioni, ormai definitivamente prestato alla commedia leggera. L’intesa tra i due è indiscutibile e si traduce in una naturalezza che agevola l’immedesimazione dello spettatore, al punto da prevalere nettamente sullo script e sulla regia di Meyers, che si rivelano insolitamente rigidi.
L’amore non va in vacanza |
Lo stagista inaspettato |
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