Francois Ozon è un regista francese cinquantenne, considerato ormai in tutto il mondo uno dei cineasti dotati di maggior talento. Ma quello che meglio rappresenta la sua genialità è la rilevante capacità di dar vita attraverso i suoi film a un carica emozionale che pochi del suo genere artistico sono capaci di trasmettere. Anche se un genere cinematografico ben definito è difficile da attribuirgli, i suoi film spesso trasgressivi, grotteschi, sarcastici, ironici, spiazzanti, dissacranti, satirici ma anche molto erotici lo accomunano a diversi film del notissimo Pedro Almodóvar e assieme a coetanei come Jean-Paul Civeyrac, Yves Caumon e Philippe Ramos, negli ultimi anni ha dato vita ad una sorta di nuova corrente per il cinema francese composta da cineasti aperti alla sperimentazione linguistica. Apertamente gay, suole definirsi “il regista che ama le donne”. Senz’altro ha dedicato una vita a osservarle, indagarle e a immedesimarsi in loro: qualcuno direbbe una strana specie d’amore.
«Mi affascina tutto ciò che riguarda la femminilità. Uso la macchina da presa per fare l’amore con gli attori».
Un amico, una volta gli disse: “Tu fai sesso mentre dirigi un film!”. Credo abbia ragione: a me piace, con la macchina da presa, sentire il corpo degli attori».
«Racconto solo storie. Che poi spingo al limite».
Ammiratore dei grandi agitatori del cinema, da Luis Buñuel a Rainer Werner Fassbinder, a Pedro Almodóvar, Ozon sulla femminilità ha cominciato a lavorare seriamente sin da piccolo, giocando con le bambole della sorella maggiore, indossando i suoi vestiti e pavoneggiandosi di fronte allo specchio, per giungere presto alla conclusione che «è la complessità ciò che mi attrae mentre ciò che rassicura mi lascia indifferente».
Tra le attrici che hanno partecipato ai suoi film vanno menzionate innanzitutto le sue due muse ispiratrici :
Ludivine Sagnier con : Gocce d’acqua su pietre roventi, 8 donne e un mistero e Swimming Pool
Marine Vacth nata artisticamente con due dei suoi film più erotici Giovane e bella e L’amant double
la sua dolcissima pupilla Valeria Bruni Tedeschi nei film: Il tempo che resta e CinquePerDue – Frammenti di vita amorosa (in cui appare senza veli)
le famosissima Charlotte Rampling: in Sotto la sabbia , Swimming Pool, Angel – La vita, il romanzo e Giovane e bella
l’attraente Emmanuelle Seigner e Kristin Scott Thomas e : Nella casa
l’indimenicabile Catherine Deneuve: 8 donne e un mistero insieme a (Isabelle Huppert, Ludivine Sagnier, Fanny Ardant, Emmanuelle Béart, Virginie Ledoyen, Danielle Darrieux) e Potiche – La bella statuina
la bella Isabelle Carré : Il rifugio
la stupenda Paula Beer: in Frantz
Tra gli attori che hanno avuto ruoli rilevanti vanno citati::
Melvil Poupaud : Il rifugio – Il tempo che resta
Jérémie Renie: L’amant double – Amanti criminali
Romain Duris : Una niuova amica
Fabrice Luchini : Nella casa
La carriera di Ozon come regista inizia alla scuola di Cinema La Femis, dove realizza un discreto numero di cortometraggi come Une robe d’été e Scènes de lit tra il 1996 ed il 1998. Sempre nel 1998 porta a termine il primo lungometraggio che lo lancia nel circuito nazionale francese dal titolo Sitcom – La famiglia è simpatica, pellicola grottesca e surreale che racconta il declino morale di una famiglia di periferia, la cui degenerazione inizia con l’acquisto di un piccolo ratto bianco.
La sua fama si consolida nel biennio 1999-2000 grazie a pellicole come Amanti criminali, Sotto la sabbia e Gocce d’acqua su pietre roventi, quest’ultima basata su un’opera scritta da Rainer Werner Fassbinder dal titolo Tropfen auf heisse Steine.
GIOVANE E BELLA (2013)
Isabelle, studentessa diciassettenne, durante le vacanze estive perde la verginità in un rapporto del tutto insoddisfacente da parte sua. Tornata in città, dove vive con il fratello minore, la madre e il patrigno, decide di prostituirsi aprendo un sito internet sotto lo pseudonimo di Léa, il nome della nonna materna.
Durante un incontro un maturo cliente, già incontrato altre volte, ha un infarto e muore. La ragazza fugge dalla camera d’albergo e interrompe la sua attività segreta. Le indagini sulla morte dell’uomo portano presto gli inquirenti sulle tracce della ragazza. Così un giorno è la polizia a svelare alla madre la doppia vita di Isabelle, cui comunque non è addebitata alcuna responsabilità sull’accaduto. La donna è sconvolta e non riesce a capacitarsi del comportamento della figlia. Isabelle ha guadagnato diverse migliaia di euro, ma non lo ha fatto per denaro. Promette di non rifarlo, ma si mostra riluttante di fronte all’obbligo di sottoporsi a una terapia da uno psicologo ed è sorpresa dalla madre a stuzzicare il patrigno, determinando il disgusto della stessa per una figlia che non riconosce più.
Sforzandosi di comportarsi come le sue coetanee, cede alla corte di un amico. I due stanno insieme per un po’, ma poi lei lo lascia dicendogli di non amarlo. Il sesso sembra averle risvegliato l’idea di tornare a prostituirsi. Riattiva il numero telefonico che utilizzava per gli appuntamenti a pagamento e poi risponde a un cliente molto particolare. Si tratta della vedova di Georges, l’uomo morto mentre faceva l’amore con lei. La donna vuole visitare con la ragazza la camera d’albergo dove i due si incontravano. Le due parlano un po’ e poi si stendono sul letto; Isabelle si addormenta e quando si sveglia la donna non c’è più.
La storia si sviluppa in quattro capitoli, a loro volta corrispondenti alle quattro stagioni e scanditi da quattro canzoni di Françoise Hardy: L’amour d’un garçon (1963), A quoi ça sert (1968), Première rencontre (1973), Je suis moi (1974).
La protagonista, Isabelle, si prostituisce esattamente come la protagonista di Bella di giorno, il film capolavoro del 1967 di Luis Buñuel, tratto da un romanzo di Joseph Kessel del 1929 e sceneggiato da Buñuel con Jean-Claude Carrière. Il film di Buñuel racconta di una splendida signora borghese, interpretata da una superba Catherine Deneuve, che si prostituisce all’insaputa del marito senza un vero perché dato che la posta in gioco non è il danaro, come la giovane e bella del film di Ozon che non usa per nulla il danaro che riceve dagli uomini, entrambe appartengono all’alta borghesia parigina.
La magia del film di Ozon sta nella capacità di indagare il desiderio femminile nel suo versante inconfessabile. Ozon riesce con semplicità a “dire” ciò che la protagonista non dice e cioè il suo godimento di prostituirsi non per danaro ma per un desiderio, forse perverso, di essere puro oggetto di godimento per l’ altro. Un film che rispolvera il tema caro a molti film di Buñuel e cioè l’ambivalenza enigmatica del desiderio femminile.
SWIMMING POOL (2003)
Una scrittrice di romanzi polizieschi di successo si sente offrire dal suo editore la propria casa di campagna in cui trascorrere un periodo di relax per cominciare a pensare al nuovo libro. La donna accetta ma dopo poco tempo la sua quiete viene turbata dall’arrivo di Julie, la giovane figlia dlel’editore. La ragazza, con la sua spudoratezza, turba la donna che inizia a spiarla e, in qualche modo, a invidiarla traendo spunto dalla sua vitalità per il romanzo che sta iniziando ad elaborare. La piscina dell’abitazione è il punto focale attornoa cui nascono tensioni cariche di un erotismo esibito per la ragazza e compresso da parte della donna.
Ozon torna di nuovo sul tema dell’universo femminile in una storia a due sorretta dalle opposte interpretazioni della Rampling e della Sagnier. Il gioco regge per tre quarti, cioè fino a quando l’erotismo fa da fil rouge alla vicenda. Quando invece si apre il fronte della realtà romanzesca che sembra irrompere nella costruzione della finzione letteraria il film si disperde ed ha bisogno del colpo di scena finale (da non rivelare) per recuperare credibilità ed accontentare anche il pubblico più esigente. Quello cioè a cui non bastano la vibrante nudità della Sagnier e quella più age’ ma non meno interessante della veterana Rampling e che soffrono a vedere la loro recitazione di qualità sacrificata in favore di un finale forzatamente a sorpresa.
🙂 continua (clikka sotto sulla seconda pagina)
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