Emmanuelle Béart era bellissima e molto attraente quando nel 1991 all’età di 28 anni posò completamente nuda e senza pudore in questo film di Jacques Rivette, film tratto da una novella di De Balzac, in cui il grande Michel Piccoli nella parte di un celebre pittore la immortalava su tela in una sequenza eccezionale di pose adrenaliniche. Emmanuelle interpretò la modella con incredibile naturalezza, mai minimamente impacciata, mostrava il suo corpo in tutte le sue angolazioni con la consapevolezza della sua bellezza e il piacere intimo di essere desiderata. Brava anche Jane Birkin nella parte della moglie del pittore.
La versione distribuita in Italia, presentata a Venezia è di un’ora e cinquanta minuti in meno rispetto a quella presentata al Festival di Cannes. Ha vinto il Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes. Il film orginale (sottotitolato in fondo) dura circa quattro ore, ma nel 1993 è uscita una versione ridotta dalla durata di 125 min chiamata Divertimento. Subito sotto una sequenza delle pose della meravigliosa Emmanuelle.
Quando nel 2012 Emmanuelle Béart si è decisa a confessare di essersi rifatta la bocca e di esserne profondamente pentita, il suo è diventato l’ennesimo esempio portato dalle associazioni anti-botox per persuadere le donne a non devastarsi. Il che fa ripensare alla definizione più nota (e salace) relativa alla bellezza dell’attrice francese, oggi cinquantenne, espressa da Claude Chabrol (che la diresse al culmine del suo splendore ne L’inferno, 1994): «Un viso d’angelo su un corpo da puttana». E se è vero che il fisico sinora non ha ceduto al passare del tempo chissà come sarebbe il viso se non fosse mai stato sfiorato dal chirurgo.