Reinas – Il matrimonio che mancava
A tre giorni dalle nozze, cinque madri devono fare i conti con la “triste” verità: il matrimonio dei loro figli potrebbe non corrispondere esattamente alle loro aspettative. Saranno venti le coppie di gay che in un lussuoso albergo di Madrid pronunceranno il loro fatidico sì.
Firmato da Manuel Gòmez Pereira, regista di film brillanti come Off Key, Tra le gambe e Salsa rosa, Reinas miscela abilmente gli ingredienti della sophisticated comedy, con quelli un po’ più terrigni della comicità della scuola almodovariana. Il risultato è una pellicola di buona fattura che, pur attingendo ad un argomento attuale come il riconoscimento dei matrimoni gay in Spagna, non si lascia intrappolare in un film a tesi, tantomeno ambisce a diventare un manifesto di rivendicazione omosessuale. I personaggi di Reinas sfuggono l’eccessiva caratterizzazione, grazie ad una scrittura che misura sapientemente un umorismo gentile e scanzonato, mai sboccato nè grottesco.
Volver – Tornare
E’ un film tributo alle dive del cinema italiano (in particolare a Sophia Loren e Anna Magnani) con le ritrovate Penélope Cruz e Carmen Maura.
Le donne sembrano bastare e bastarsi in questo film al femminile, dove gli uomini sono portatori di un dolore ancestrale che impongono incuranti a mogli, figlie e nipoti. Almodóvar le riunisce tutte insieme, chiamandole al di qua dall’aldilà, intorno ai tavoli, lungo i fiumi, dal parrucchiere, affinché i morti assistano i vivi, affinché le madri accudiscano le proprie figlie, “bellissime”, come quella viscontiana della Magnani che Carmen Maura guarda alla televisione. Una stella per la grazia creativa di Almodóvar, un’altra per la “resurrezione” di Carmen Maura e due per gli occhi neri di Penélope, quando lacrimano e quando si colmano senza versarsi.
Dopo la Passione narcisistica de “La mala educación”, la Resurrezione della carne e dell’anima. “Volver” inizia con la pulizia delle tombe a suon di zarzuela e prosegue oscillando con civettuola levità fra i sapori piccanti della farsa e la composta amarezza della tragedia classica. Donne, donne, donne, ancora e solo donne, nessuno come Almodovar sa raccontarle, renderle così affascinanti e meravigliose, forti e fragili ad un tempo, generose e spietate. Nell’universo di “Volver” gli uomini sono banditi, solo comparse fugaci, figure evocate dal ricordo. Dopo il cupo e maschile “La mala education” il regista madrileno ritrova la leggerezza, grazie ad un gruppo di meravigliose attrici, ad una storia personale, ma non autobiografica, dove l’unico fantasma realmente presente è quello della madre del regista. “Sono stati i miei ricordi personalissimi ad ispirarmi questo film – ha confessato Almodovar – i primi otto anni della mia vita che ho vissuto a La Mancha, dove il cortile diventava il mio mondo, tutto al femminile, che mi permetteva di vedere la vita dal vivo. Guardavo la vita di mia madre, delle mie sorelle. Era un grande spettacolo. E la vicina di casa era un elemento essenziale in questa piccola organizzazione“.
Segreti di Famiglia
Benjamin, che sta per compiere 18 anni, va a cercare a Buenos Aires il fratello Angelo (che tutti conoscono come Tetro dall’abbreviazione del cognome). Tetro ha rotto da tempo i ponti con la famiglia e in particolare con il padre Carlo (musicista di fama mondiale) e ora vive con Miranda facendo il tecnico delle luci in un teatrino locale e scrivendo testi che non piacciono ad Alone, la più importante e potente critica letteraria del Paese. L’incontro tra i due è conflittuale: Tetro non vuole davvero più avere rapporti con i familiari anche se in passato, nel momento in cui era fuggito dalla casa paterna, aveva lasciato una lettera a Benjamin in cui prometteva di tornare per portarlo via con sé e proteggerlo.
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